Centromediano di Juventus e Nazionale, Parola era uno specialista delle rovesciate: il suo gesto è diventato il simbolo delle figurine Panini

“[…] Parte un lancio di Magli verso Pandolfini. Egisto scatta, tra lui ed il portiere c’è solo Carlo Parola; l’attaccante sente di potercela fare ma il difensore non gli dà il tempo di agire. Uno stacco imperioso, un volo in cielo, una respinta in uno stile unico. Un’ovazione accompagna la prodezza di Parola”.

Con queste parole, il fotografo e giornalista freelance Corrado Banchi, che seguiva sempre da fondo campo i toscani quando giocavano in casa, il 15 gennaio 1950, descriveva il gesto tecnico più importante vistosi in un noioso Fiorentina-Juventus 0-0, da lui immortalato in uno scatto. Una spettacolare rovesciata volante, ma non eseguita per concludere a rete, come siamo più frequentemente abituati oggi, ma per difendere il risultato in uno dei momenti di maggior pressione della squadra di casa, che aveva fallito sul finire del primo tempo anche un calcio di rigore con Cervato.

A realizzarla, all’80’, Carlo Parola, il centromediano del ‘sistema’ della Juventus, ai tempi allenata dall’inglese Jesse Carver, con compiti a metà fra lo stopper e il libero. Il giocatore torinese, difensore di gran classe, non era di certo nuovo a simili gesti tecnici, che aveva imparato ad eseguire con una naturalezza impressionante e rappresentavano una delle sue caratteristiche di gioco. Né lui, né lo stesso Banchi, quel giorno, potevano pensare che quello splendido gesto a Firenze sarebbe diventato a partire da metà degli anni Sessanta il simbolo delle figurine Panini e dello stesso calcio italiano.

FONTE: GOAL.COM