Stagione ’86/’87, il Cagliari, in serie B da qualche anno, viene coinvolta nello scandalo Totonero e inizia il campionato cadetto con 5 punti di penalizzazione che si riveleranno fatali alla fine del torneo. Retrocessione in serie C. Sembrano distanti anni luce gli anni di “Rombo di tuono” Gigi Riva. Lo scudetto e quella formazione che faceva tremare le grandi nobili del calcio italiano.


A peggiorare la situazione c’è un rischio di fallimento, evitato in extremis dall’acquisizione della società da parte dei fratelli Orrù e dall’inevitabile ridimensionamento della rosa. Risultato: salvezza raggiunta all’ultima giornata. Nella stagione ’88/’89 però la musica cambia. Viene ingaggiato l’allenatore Claudio Ranieri e la squadra è sapientemente ringiovanita. È promozione diretta, condita anche dalla vittoria della Coppa Italia di serie C. L’anno successivo la squadra sarda riesce addirittura nel doppio salto di categoria. Dopo 7 anni è di nuovo serie A.


Vengono acquistati due uruguaiani in attacco: Francescoli e Fonseca, poi un sardo doc come Matteoli con il compito di fare da trascinatore e cervello della squadra. Arrivano due salvezze. Prima di un ulteriore cambio di proprietario. La cordata Ferlaino, Ambrosio, Cellino. Altra salvezza, ma anche altro scossone societario da affrontare. Ferlaino e Ambrosio infatti vengono coinvolti in guai giudiziari e Cellino diventa unico Patron degli isolani.


Carlo Mazzone in panchina, Oliveira e Francescoli in attacco e il Cagliari vola. 6° posto in campionato e qualificazione alla Coppa Uefa. Impensabile solo fino a qualche anno prima. Come impensabile è la cavalcata europea della stagione successiva. Con Dely Valdes in attacco al posto del parente Francescoli. Semifinale di Coppa Uefa, Sconfitta solo dall’Inter che ne diverrà la detentrice. Il Cagliari è risorto!


Seguiranno alti e bassi, con retrocessioni e promozioni nella massima serie. Ma i sardi si sà, sono un popolo tenace e nel calcio come nella vita sanno rimboccarsi le maniche e ricominciare. E chissà che un giorno non arrivi un altro “Rombo di tuono” ad illuminare la Sardegna Arena.

Fabrizio Di Biase