Ci sono società che hanno nel destino quello di scrivere per sempre la storia di uno sport, diventandone a pieno titolo leggenda e portando nell’olimpo gli atleti che ne fanno parte. Esempi in altri sport ci sono i Chicago Bulls con Michael Jordan o i Los Angeles Lakers con Kobe Bryant, piuttosto che Tom Brady nel football americano con i New England Patriots.

Nel calcio c’è una società che ha saputo crescere talenti incredibili in una storia ultracentenaria, nata il 14 aprile del 1912 da tre ragazzi di Santos, città nello stato di San Paolo, che fondano il Santos Futebol Clube. Le divise casalinghe sono completamente bianche mentre quelle da trasferta hanno delle righe verticali bianconere, con pantaloncini e calzettoni neri. Dopo una serie di amichevoli che ne consacrano le fondazione e la sua stabilizzazione dal punto di vista economico e sportivo, il Santos si dota di uno stadio che diventerà tra i più iconici del calcio brasiliano: il Vila Belmiro, capienza di 21.256 spettatori, inaugurato in una gara del campionato paulista tra il Santos ed il Ypiranga, finita 2-1 per i padroni di casa. Ma il record di spettatori del Vila Belmiro è di oltre 33.000 persone, accorse nel 1964 a vedere il Santos pareggiare per 0-0 contro il Corinthians. Il Santos viene subito soprannominato Peixe, “pesce” in senso letterale, perché il club viene fondato nella zona portuale della città, a differenza degli altri club che sorgono nell’entroterra. 

Due stagioni segnano in maniera indelebile la storia del Santos. La prima va dagli anni 60 alla metà degli anni ’70, grazie anche a quello che, secondo molti, è il miglior giocatore della storia del calcio che risponde al nome di Edson Arantes do Nascimento, in arte Pelè. Grazie a O’ Rey, ma anche a giocatori straordinari del calibro di Coutinho, Zito, Pepe, Mengalvio, Gilmar, Carlos Alberto, il Santos prende in soprannome di “Santastico” e conquista nove campionati, due coppe Libertadores e due Intercontinentali, più 5 Coppe del Brasile, oltre ad una tournee mondiale che porterà il Santos a giocare praticamente in tutti i paesi del Mondo.

La seconda epoca d’oro del Santos arriva alla fine del primo decennio del 2000, quando appaiono a Vila Belmiro giocatori del calibro di Ganso, Andrè, Robinho e soprattutto Neymar da Silva do Santos Junior, più semplicemente Neymar. Grazie soprattutto al talento sopraffino di O’ Ney, il Santos dopo 48 anni torna campione del Sudamerica, battendo in finale di Libertadores il Penarol e andandosi a giocare la finale di Intercontinentale contro il Barcellona di Leo Messi, perdendola per 4-0 con doppietta della Pulce argentina e gol di Fabregas e Xavi.

Una storia di talenti e di calcio “Bailado”, che speriamo possa regalare a tutti ancora grandi colpi di classe e di genio.