Una vita legata alla Juventus ed alla Roma, le due squadre con le quali ha collezionato le maggiori presenze in carriera, terzino di grande gambe e ricordato per i suoi interventi che definire rudi è eufemistico; nato a Roma il 09 maggio del 1950, in questo approfondimento riviviamo la carriera, con alcune sue dichiarazioni rese a ilpallone.it e al Guerin Sportivo, di Luciano Spinosi.

A 17 anni l’esordio in Serie A con la Roma con la quale collezionerà 37 presenze e 4 reti nelle tre stagioni che fanno da trampolino di lancio alla sua carriera oltre che a favorirne la chiamata nella Juventus del presidente Boniperti.

Proprio Spinosi ricorda in che modo venne a sapere del suo imminente passaggio in maglia bianconera: “Ricordo che girava voce che dovessi andare alla Juve, ma dalla società non trapelava niente. Una delle ultime partite di campionato la giocammo proprio a Torino contro i bianconeri. Mentre facevo riscaldamento, si avvicinò Boniperti. Ci salutammo e lui mi fece notare che avevo i capelli troppo lunghi e che li avrei dovuto tagliare. Lì ho capito che sarei andato alla Juve! Mi sono ambientato senza problemi, perché stavo facendo il militare a Roma e, praticamente, ero a Torino solamente pochi giorni. In questo modo, non ho sentito la nostalgia di casa e mi sono abituato alla città piemontese per gradi. Poi sono stati anni fantastici, basti pensare che qui mi sono sposato e qui sono nati i miei figli”

Proprio a stigmatizzare quanto sia cambiato il calcio da quegli anni ’70, Spinosi ricorda anche in che modo siglò il suo primo contratto in maglia Juventus: “Boniperti non era ancora il presidente, ma la società la dirigeva lui. Grande carisma, l’essere stato calciatore gli serviva per capire le situazioni. Arrivai in sede e lui, sorridendo: “Ciao romano”: Ed io, “Ma veramente avrei anche un nome, sono Luciano”. “Poche storie, firma qui”. Era il primo contratto, siglato in bianco”.

Nel 1978 dopo oltre 150 presenze in bianconero torna alla Roma dove lega il suo nome alla Coppa Italia del 1980 e del 1981 nelle due finali vinte contro il Torino e può vantare di essere stato l’allenatore di Francesco Totti nelle giovanili giallorosse: “Un talento unico, un diamante che splendeva già da ragazzino”.

Poi commenta con sarcasmo chi lo additava di essere troppo deciso negli interventi difensivi: “Sono sempre passato per un picchiatore, ma non era così. Certo, le mie entrate le facevo, ma non ho mai fatto male a nessuno e, soprattutto, non sono mai stato espulso per un fallaccio.”

Luciano Spinosi, esempio di un calcio che purtroppo non c’è più.