Nato il 15 maggio del 1953 a Pomarico, paesino di 4000 anime in provincia di Matera, Franco Selvaggi è stato uno degli attaccanti di provincia più amati dai tifosi italiani a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, nonché campione del Mondo in Spagna con la nazionale di Bearzot nel 1982, quando vestiva la maglia del Cagliari.
In un recente intervista a glieroidelcalcio.com, Selvaggi ripercorre le tappe della propria carriera, partendo dall’esordio in Serie A con la maglia della Ternana nel 1972: “Il mio esordio in Serie A non lo scorderò mai. Dicembre 1972. Giocammo a Firenze contro la Fiorentina che era una grande squadra. Io ero un pò emozionato ma feci una buona gara, tant’è che poi diventai titolare. Per quanto riguarda il primo gol fu particolare perché lo feci alla Juventus di Zoff, Capello, Bettega. Quel gol, segnato a 19 anni, fu un’estasi”.
La carriera di Selvaggi proseguirà poi con la maglia della Roma, dove collezionò però solo 2 presenze. Proprio lui ci spiega il motivo: “Ebbi un grave infortunio. Mi prese Scopigno, che venne a vedermi l’anno prima. Il primo acquisto fui io insieme a Pierino Prati, un grande calciatore. Stetti fermo troppo tempo, 4-5 mesi, e poi dovetti cominciare nuovamente la mia carriera. Io credo che alla fine se uno ha del talento e ci crede non è mai troppo tardi”.
Poi la tappa più importante della sua carriera, in Serie B a Taranto, con una mancata promozione in Serie A a causa della prematura morte del suo compagno di squadra Erasmo Iacovone: “E’ stata una esperienza bellissima. Ero il beniamino del pubblico, poi quando venne Iacovone sfiorammo la Serie A: se non moriva lui, secondo me, ci saremmo andati in carrozza. Sono orgoglioso di aver fatto quegli anni a Taranto perché l’affetto e la stima della gente, ancora oggi, è forte. Siamo tutti un pò vanitosi: essere uno dei giocatori più rappresentativi della storia del Taranto, insieme a Iacovone, mi fa un enorme piacere. Quei colori li ho sentiti miei. Avevamo la possibilità di andare in massima serie anche dopo la morte di Erasmo, però con lui ci saremmo andati sicuramente. Perdemmo una paio di partite incredibili. Insieme, io ed Erasmo, formavamo una coppia eccellente. Avevamo un’intesa perfetta”.
Poi l’esperienza a Cagliari, tre stagioni che gli valsero la chiamata per il Mundial ’82, con uno sponsor d’eccezione: “Gigi Riva per me è stata una salvezza. Ogni anno cercava di prendermi. Una volta mi raccontò che minacciò di dimettersi se la società non mi avesse preso. Devo molto a lui: un grande, sia come uomo che come calciatore. Nel Cagliari feci tre anni molto belli. Arrivai primo nella classifica dei Top 11 e feci anche l’esordio nell’Under 21 dove misi a segno 2 gol. Li mi vide Bearzot”.
Questi i suoi ricordi sulla spedizione azzurra in Spagna: “Il Mondiale è una competizione particolare. C’era già una certa critica che aleggiava. Poi passammo il turno e Bearzot ci riunì dicendoci di giocarcela a viso aperto contro Brasile e Argentina. La cosa simpatica è che le nostre mogli fecero il biglietto sia d’andata che di ritorno: non ci credevano manco loro. Però noi ci credevamo. Il Brasile era fortissimo ma la nostra coesione era ancora più forte. Pensavamo di battere chiunque. Poi comunque l’Italia era una grande squadra, fatta di calciatori con esperienza e con molte vittorie alle spalle. Era una naturale conseguenza del ’78. Bearzot mi disse che io ero l’alternativa a Rossi ed Altobelli a Graziani. Paolo, per fortuna nostra, segnò tantissimi gol. Paolo era un grandissimo giocatore”.
Poi le esperienze ad Udine ed all’Inter, con due compagni di squadra d’eccezione ed una partita rimasta nella storia del calcio italiano: “Zico era un extraterrestre. Secondo me uno dei più grandi della storia. Lui era il calcio. Il calcio che si fa arte. Rumenigge invece era un giocatore potente, un grande attaccante. Stiamo parlando dell’eccellenza di questo sport. Zico però è stato il più forte con il quale ho giocato.Poi ricordo un Udinese-Milan del 1985, partita in cui esordì un certo Paolo Maldini. Io giocavo a destra, in coppia con Carnevale. Decisi di giocare dalla parte del ragazzino (parafrasando la giovane età di Paolo). Dopo 7 minuti dissi a Carnevale di cambiare. Era un fenomeno. Lui e Cabrini sono stati i più grandi terzini della storia del calcio mondiale. Io feci un gran gol, ma se fossi rimasto dal lato suo quel gol non l’avrei fatto. Un titano, un superman”.
Buon compleanno Franco, eroe di provincia del Mundial ’82!