Paolo Montero racconta su Gianlucadimarzio.com in una lunga intervista tutta quella che era la “sua” Juve a cavallo tra gli anni ’90 e 2000, partendo dai suoi compagni di squadra: “”Sono stato in una delle migliori decade del calcio italiano. Avevo compagni che in ogni ruolo erano fra i primi cinque al mondo. Alla Juve mi hanno insegnato tanto, soprattutto che in una squadra esisteva solo il ‘noi’. Zidane, un uomo umile e straordinario, e Del Piero, erano quelli che risolvevano le partite. Davids se perdeva due o tre partitelle non ti salutava più. Emozione più grande? Gli scudetti. C’è stato il rammarico delle finali di Champions. Finale che brucia di più? Real e Borussia. La prima l’ho rivista dopo tanti anni con i miei figli. Avevamo fatto una gran partita”.

Poi regala un suo personalissimo ricordo dell’Avvocato: “Gianni Agnelli? Ti chiamava alle 5 di mattino per capire come stavi. Andrea lo conosco da quando era bambino, gli auguro tutto il bene. La Juve è la Juve finché ci sarà uno della famiglia. Allenare la Juve? Ogni ex giocatore che vuole bene alla squadra lo sogna. Ma è un sogno lontano, sono pochi gli ex che alla Juve ce l’hanno fatta”.