Compie gli anni uno dei giocatori dotati di una classe cristallina, privilegio che pochi “artisti del pallone” possono vantare allo stesso livello di Luka Modric.

Nato a Zara il 09 settembre del 1985, durante una toccante intervista al portale “El Partidazo de Cope”, racconta quella che è stata la sua infanzia nella Ex Jugoslavia, drammaticamente devastata da una guerra civile agli inizi degli anni ’90.

Questo uno stralcio dell’intervista: “Ero molto legato a mio nonno. Quando l’hanno ucciso è stata un momento davvero duro. Ero piccolo e ancora non capivo certe cose. Non capivo perché stesse accadendo tutto quello. Andavamo a cercarlo ma non sapevamo che non sarebbe più tornato. Spero lui abbia visto dall’alto quanto abbiamo fatto e sperato”. “Quando è morto io e la mia famiglia siamo andati a Zara. Vivevamo in una stanza d’albergo da 20 metri quadrati. Eravamo in quattro. Avevo sei anni e stavo con i miei genitori e la mia sorellina. In ogni caso non ho brutti ricordi di quel momento. Davanti all’albergo c’era una piazza dove giocavamo a calcio”. “Spesso le bombe cadevano vicino. Credo anche ad un centinaio di metri di distanza. Noi dovevamo correre al bunker prima di tornare ad allenarci o tornare a casa. Non piangevo, sapevo che stava succedendo qualcosa di brutto. Certo ero un po’ spaventato, perché ti aspetti sempre il peggio ma poi tornavamo a giocare”.