L’Ajax è per tre volte consecutive campione d’Europa. Sarebbero state sei o sette, se Cruijff, adontatosi per non essere stato rieletto capitano, non avesse mosso la prua, appunto, verso Barcellona, dove il puritanesimo non lo hanno inventato di sicuro e ben si guardano dal tassare al 72% i salari, all’epoca.
Nell’etica protestante nasce lo spirito del capitalismo, come aveva ratificato Max Weber.
E Cruijff lo capisce dopo aver parlato due minuti con il suocero, e non aver dato una risposta alla prima, fondamentale domanda: “Hai un fondo di risparmio?”.
È il primo calciatore a parlare di marketing, ma Cruijff non vende fumo: crede, davvero. Crede in un gioco in cui la necessità principale è e rimane quella di divertirsi e divertire il pubblico.
Tutto nasce da lì, da un campo separato dalla strada solo da una modesta rete metallica verde. E, in fondo, rimane lì.
Perché il calcio non è una formula né, come dice il tecnico argentino César Luis Menotti, che ha preceduto Cruijff sulla panchina del Barcellona, una somma di prefissi telefonici.
Il calcio è, prima di ogni altra cosa, divertimento. Abbiate prima di tutto rispetto, vivete lo spirito primigenio dello sport.
Ce lo insegna (perché Cruijff insegna dalla cattedra e noi tutti a bocca aperta) l’uomo che ci racconta, nei dettagli, della necessità del marketing.
Ma non è un paradosso: egli vive con profonda passione il gioco, ma è capace del Massimo distacco dal gioco.
Ecco Johan Cruijff, l’unico che, rimanendo borghese, ha fatto la rivoluzione due volte, in campo e in panchina, come calciatore e come tecnico, con i piedi e con la testa.
Sintetizza e sincretica, Johan.
L’occhio di vetro e le mele, la luce, la rotonda di Rembrandt, l’Ajax, il Barça, il marketing e il gioco per strada: Johan percorre, senza mai deragliare, le linee perfette di De Stijl.
Venera le regole, ma non null a che gli venga ordinato.
Forma divina, funzione mondana.
Difficile dire chi li ha inventati, gli olandesi.
Sull’uomo che ha cambiato la storia del calcio, guardando al passato e al futuro, prima indietro e poi avanti, come in una ricezione a trequarti di campo, magari prima di una “Cruijff turn”, be’, abbiamo molti meno dubbi.

“Non ho titoli di studio -esordisce Johan Cruijff-, tutto ciò che so l’ho appreso dall’esperienza. Dopo la perdita di mio padre all’età di dodici anni, la mia vita è stata definita dall’Ajax. Anzitutto dal mio secondo padre, Henk, che era l’addetto alla manutenzione dei campi c e poi dai miei allenatori Jany van der Veen e Rinus Michels. Grazie all’Ajax, non solo ho imparato a giocare meglio a calcio, ma anche a stare al mondo.
Attraverso mio suocero ho acquistato conoscenze amministrative e finanziarie. Quando ho cominciato nessun calciatore al mondo aveva mai sentito parlare di marketing e di operazioni commerciali. Ma poi Cor è entrato nella mia vita, mi ha aiutato ad affrontare questi nuovi aspetti dell’attività calcistica e mi ha fatto crescere. Ogni volta che ho pensato di potermela cavare da solo, le cose sono andate peggio. Ma non è questo il punto, fa parte della vita. Ciò che importa è se impari qualcosa oppure no.
La mia famiglia è stata fondamentale. Non soltanto i miei genitori, i suoceri, mia moglie, i figli e i nipoti, manche tutte le persone che mi hanno preso per mano dall’Ajax in una fase della mia esistenza molto delicata. Per l’Ajax è una famiglia e ha definito ciò che sono uno che quando si tratta di calcio ha un grande difetto: non riesce a pensare se non ai massimi livelli.
Come giocatore o come allenatore non sono in grado di fare qualcosa a un livello basso. Riesco a guardare in un’unica direzione: verso l’alto, al meglio possibile. Questo, alla fine, è il motivo per cui ho dovuto fermarmi. Non ero più nelle condizioni fisiche necessarie per essere al top. Allora ho appeso le scarpe al chiodo. Ma poiché avevo ancora qualcosa da dare, ho iniziato a fare l’allenatore.
Ho sempre vissuto con l’obiettivo di migliorare, me stesso e gli altri. E ho perseguiti questo impegno in ogni mia azione”.

Tratto da “La mia rivoluzione: l’autobiografia, Johan Cruijff, Bompiani Overlook”