Una provinciale di lusso capace di stupire l’Italia e l’Europa, con tante idee nate dalla necessità di fare “di necessità virtù” visto il portafoglio non di certo paragonabile ad altre realtà nazionali ed estere.

Questo fù il Vicenza di Francesco Guidolin, arrivato in Serie B nel 1994 in Veneto e capace al primo colpo di riconquistare la Serie A dopo un attesa di 16 anni. Rinverdire i fasti di un tempo: questo era l’obiettivo di Guidolin che si approccia all’esperienza di Vicenza con una sana riverenza nei confronti di una piazza che poteva vantare nella propria storia giocatori del calibro di Paolo Rossi e Roberto Baggio.

Naturalmente nella Serie A 95-96 l’obiettivo del Vicenza è quello mantenere la categoria e lo fa in maniera sublime: nono posto in classifica, risultato eccellente per una neopromossa, e basi solide sulle quali costruire le magiche notti di Coppa che arriveranno l’anno successivo.

Il 96-97 arriva la consacrazione a livello italiano, con un ottavo posto in campionato che risulterà però la soddisfazione minore di una stagione gloriosa: la Coppa Italia è un terreno di conquista e di battaglia per gli uomini di Guidolin che mettono in campo una fame di vincere incredibile. La prima vittima ai sedicesimi è la Lucchese di Bruno Bolchi sconfitta in Toscana grazie ai gol di Rossi e Cornacchini a cui seguirà il Genoa eliminato da un gol di Cornacchini al Menti dopo l’1-1 di Marassi. Ai quarti di finale arriva il Milan di Arrigo Sacchi, subentrato a Tabarez, che però è in quella stagione lontano dal rendimento migliore. Il Vicenza passa in vantaggio a San Siro con gol di Ambrosetti a cui segue il pareggio dell’ex Roberto Baggio. Al ritorno al Menti si chiude 0-0 ed in virtù del gol in trasferta ad andare in semifinale sono i veneti, dove ad attenderli c’è il Bologna di Renzo Ulivieri. La squadra felsinea è zeppa di giocatori che hanno fatto la storia della Serie A degli anni ’90 come Kenneth Andersson, attaccante svedese di oltre 1.90m, Igor Kolyvanov e Igor Shalimov ,ex allievi di Zeman al Foggia, e “nobile manovalanza” calcistica di casa nostra come Francesco Antonioli, Michele Paramatti e Carlo Nervo solo per citarne alcuni. A determinare il match d’andata al Menti ci pensa Massimo Murgita mentre al ritorno al Dall’Ara sarà ancora Cornacchini al ’90 ad essere determinante per la vittoria del Vicenza, segnando il gol che permetteva di pareggiare l’iniziale vantaggio di Scapolo: è finale!

La finale si giocherà contro il Napoli di Montefusco (subentrato a Gigi Simoni, esonerato per aver già firmato un accordo con l’Inter per l’anno successivo) in gara di andata e ritorno. La gara di andata al San Paolo la decide Fabio Pecchia mentre al ritorno al Menti è Giampiero Maini a mettere la sua firma. Nei supplementari Nicola Caccia, attaccante del Napoli, viene espulso ed i partenopei sembrano portare in porto la possibilità di giocarsi la vittoria alla lotteria dei calci di rigore ma… C’è un “ma” determinante nella storia del Vicenza e porta il nome di Maurizio Rossi: scovato due anni prima dall’Aosta in Serie D: sarà lui a firmare il gol del 2-1 che determinerà la vittoria della Coppa Italia, suggellata dal 3-0 di Iannuzzi. E’ l’apoteosi!

Con questa vittoria il Vicenza si garantisce l’anno successivo di giocare la Coppa delle Coppe ed anche lì sarà una marcia trionfale che farà passare in secondo piano un campionato portato in salvo con una salvezza risicata ad un solo punto dal Brescia retrocesso. Il cammino inizia con una vittoria per 2-1 contro il Legia Varsavia ed un pareggio 1-1 in Polonia, continua con una doppia vittoria negli ottavi contro lo Shaktahr Donetsk per 2-1 e 3-1 per poi demolire con un 9-1 totale il Roda Kerkrade nei quarti di finale (due vittorie per 4-1 e 5-0.

In semifinale la gara della storia per il Vicenza contro una grande storica del calcio europeo: il Chelsea di Gianfranco Zola e Gianluca Vialli. Nella gara d’andata in un Menti colmo di entusiasmo è Lamberto Zauli a porre il proprio marchio sull’1-0 finale che da ai veneti ottime speranze per il ritorno a Stamford Bridge. A Londra, il 16 aprile del 1998, il Vicenza scende in campo con questa formazione: Brivio; Belotti, DiCara, Mendez; Di Carlo, Viviani, Ambrosini, Schenardi, Ambrosetti; Zauli; Luiso. Il Chelsea risponde con: De Goey; Duberry, Leboeuf, Le Saux, Petrescu, Clarke; Newton, Di Matteo, Wise; Zola, Vialli. Sarà proprio il “Toro di Sora” Luiso a portare i veneti in vantaggio zittendo, anche a gesti, il pubblico londinese che però prenderà fiato con l’immediato pareggio di Wise. Il punto di svolta sarà un gol annullato a Zauli per un fuorigioco inesistente segnalato dal guardalinee, tanto che a distanza di anni tutti i giocatori veneti affermano che con il VAR la finale contro lo Stoccarda l’avrebbero giocata loro. Saranno infatti i Blues a giocarla, e vincerla, visto che nel secondo tempo Zola e Hughes firmeranno il successo per 3-1.

Una storia incredibile che finirà al termine della stagione, con Guidolin che sente che il suo ciclo biancorosso è giunto al termine; giorni e partite che hanno fatto sognare tutti i tifosi e appassionati di calcio come noi, immedesimati nella “Cenerentola” Vicenza che sfida le big del calcio europeo.