Alto, longilineo, elegante. Aveva una grande visione di gioco, merito anche del fatto che giocava sempre a testa alta. Eppure la sua abilità nel passaggio andava oltre ciò che vedeva. Era in grado di trovare l’uomo
libero anche solo “sentendo” la partita e prevedendo il movimento dei giocatori in campo. Per questo la sua specialità era il colpo di tacco, con il quale, senza vedere il destinatario del suo passaggio, era in grado di servire assist geniali.

“Alla società disse: ‘Vengo solo alle partite’. – ricorda Paulo César Camassutti, suo compagno di squadra al Fogão, a ‘L’Ultimo Uomo’ – Noi lo vedevamo il giorno prima della gara. E poi in campo la domenica. Come potevamo accettarlo?  In maniera molto semplice: se vincevamo guadagnavamo il premio partita. E con Socrates vincevamo”.