Nel 1993 per la prima volta si affaccia al massimo campionato italiano il Piacenza. Grazie ad un allenatore prelevato dalla Centese un paio di anni prima, Gigi Cagni. E delle 19 reti di Antonio De Vitis. Ai nastri di partenza c’è curiosità anche per la politica societaria “alternativa”. Acquistare solo giocatori italiani.


La prima stagione in serie A in realtà non sarà che una fugace apparizione, visto che dopo un campionato passato prevalentemente in zona salvezza, all’ultima giornata retrocede per via della vittoria della Reggiana (diretta concorrente per la salvezza) contro il Milan. Stessi diavoli rossoneri che paradossalmente rappresentano il punto più basso e quello più alto di quella stagione. Visto che i Lupi emiliani li eliminano in Coppa Italia.


Confermato l’allenatore, il campionato successivo c’è l’immediato ritorno in serie A. Costruito sul trio d’attacco De Vitis-Piovani- Pippo Inzaghi autori di 42 gol complessivi. La stagione 95/96 è storica per il Piacenza, che, grazie alle oculatezza scelte societarie, che vende 2 dei 3 cannonieri (De Vitis e Inzaghi) e lì rimpiazza con altri acquisti tra cui Nicola Caccia (altro bomber di razza). Risultato, prima salvezza nel massimo campionato italiano. Gigi Cagni e Caccia salutano a obiettivo raggiunto e l’anno dopo il Piacenza riparte da Bortolo Mutti e Pasquale Luiso. Altra salvezza, nello spareggio con il Cagliari.


Ormai il Piacenza è una realtà del calcio italiano e raggiunge l’obiettivo della permanenza in serie A anche nei 2 anni successivi, bissando in entrambe le stagioni il miglior piazzamento piacentino, 12°posto. Nelle sue fila si alternano altri giocatori tra i quali: Massimo Taibi, Valerio Fiori, Flavio Roma, Pietro Vierchowood, Cleto Polonia, Giovanni Stroppa, Eusebio Di Francesco, l’altro Inzaghi, Simone, Marco Marchionni, Dario Hubner, Alberto Gilardino e tanti altri. Tutti giocatori che hanno contribuito a far conoscere ed apprezzare il marchio emiliano rigorosamente “Made in Italy”. Nel 2000 dopo 5 campionati di Serie A consecutivi, c’è la retrocessione. Con Novellino in panchina però la risalita è immediata.


Promozione che però segna anche la fine di un “mito”, visto che la società decide di acquistare i brasiliani Matuzalem e Amauri per assicurarsi la permanenza in massima serie, che viene raggiunta. Quel momento però segna inconsapevolmente anche uno spartiacque nella storia calcistica piacentina. Stagione successiva: ridimensionamento societario, retrocessione in cadetteria, dove alterna campionati di alti e bassi per qualche stagione fino al fallimento del 2012.


Oggi il Piacenza milita in Lega Pro, senza particolari infamia nè lodi. Resta vivo comunque il ricordo nella mente di qualsiasi appassionato di calcio degli anni ’90. Tutti almeno una volta abbiamo tifato per i Lupi Emiliani perché avevano il genuino sapore di una “Nazionale

Fabrizio Di Biase