Centrocampista offensivo di gran classe, Martin Vazquez si afferma nel Real Madrid. Passato al Torino, è protagonista per due stagioni in granata

Geometria ed eleganza, pallone sempre incollato ai piedi, la testa alta a dettare i ritmi di gioco. Rafael Martin Vazquez, folta barba e baffoni biondi, sapeva smarcare come pochi i propri compagni, con lanci millimetrici e assist. Specialista di calci d’angolo e calcio di punizione, aveva un destro educatissimo, da cui sapeva estrarre, come da un cilindro, conclusioni di grande bellezza tecnica o terribili bordate.

Affermatosi nel Real Madrid, era uno dei cinque componenti de ‘La Quinta del Buitre’, ‘La Coorte dell’Avvoltoio’, al secolo Emilio Butragueño, la generazione di talenti che negli anni Ottanta del secolo scorso fecero la fortuna delle Merengues. Grazie al rinnovamento e all’approdo in Prima squadra di Butragueño, Martin Vazquez, Sanchís, Pardeza e Míchel, i Blancos avviano un loro corso, che porterà in bacheca 16 trofei.

Nel 1990 approda in Italia, al Torino, grazie ad un’abile operazione di mercato del presidente Borsano, e trascina i granata di Mondonico a due esaltanti stagioni in Serie A e in Europa, prima di essere ceduto all’Olympique Marsiglia. Gli ultimi anni li vive fra Real Madrid, Deportivo La Coruña e Celaya in Messico. Con la Spagna partecipa ad Euro ’88 e ai Mondiali di Italia ’90.

Borsano stacca un assegno da 2,6 miliardi di Lire ai Blancos e fa firmare a Martin Vazquez un triennale da 6 miliardi. Le attese dei tifosi sono spasmodiche, e Martin Vazquez che viene a indossare la maglia numero 10 che era stata di Valentino Mazzola fa sognare. 

“Il Real mi fece capire che per me non c’era più spazio. – spiega nel 2021 a ‘La Gazzetta dello Sport’ – Mi chiamò il presidente Borsano illustrandomi un bel progetto, si creò subito feeling. Scelsi il Toro anche per la sua grande storia. Dal primo giorno ho sentito l’amore della gente, per me i sentimenti sono sempre stati importanti. Non mi sono mai pentito di quella scelta, il tempo mi ha dato ragione”.

“Sentivo la responsabilità di portare la 10 che era stata di Valentino Mazzola, e quel che rappresentava. Avrò potuto sbagliare assist e passaggi, ma l’ho onorato sempre: nessuno potrà mai dire che Vazquez alla fine di ogni partita non aveva lasciato sul campo tutto ciò che aveva”.

ll 2 luglio 1990 Martin Vazquez sbarca a Caselle con i genitori: ad attenderlo duecento tifosi che non vedono l’ora di vederlo in azione. Le aspettative salgono ai massimi livelli quando il 22 agosto, nella finale del Memorial Baretti contro la Fiorentina, compie una prodezza che fa strabuzzare gli occhi.

Il risultato è sull’1-1 e lo spagnolo si incunea fra tre avversari, ne salta due con un pallonetto e da posizione defilata sulla sinistra, con un delizioso lob di destro scavalca Landucci e insacca sul palo più lontano. Un goal bellissimo, che manda in visibilio i tifosi e fa loro pregustare cosa accadrà con l’ex giocatore del Real in squadra.

FONTE: GOAL.COM