Trovo casa dopo una settimana, il destino vuole che mi propongano quella in cui abitava Sacchi fino a qualche tempo prima, prima che lo cacciassero. Lui non voleva prendere me, ma qualcun altro, per esempio gli piaceva Kuyt. Fiorentino gli aveva fatto capire che comandava lui. A quel punto Arrigo si era rifiutato di avallare tutta una serie di scelte, tra cui il mio arrivo e il presidente l’ha mandato a casa. Che spettacolo! Visto che parla ancora male di me questa è una bellissima soddisfazione. La casa che prendo è splendida, una villa divisa in quattro piani.

Sottoterra ci sta il garage con u Ferrar’ rosso che non uso mai e con la Q7 del Real Madrid. Vicino alle macchine dorme mio cugino Saverio. Camera con bagno, di gran lusso. Al pianoterra, salone doppio con tavolo da ping pong al centro (a me piace giocare a tutto), cucina e giardino. Poi si sale e ci sono quattro stanze da letto. Lì dorme mamma e in un’altra stanza Nicola, che è il suo braccio destro, e che ha accesso diretto alla cucina per poter mangiare e bere, da vero cammello, a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Sopra ovviamente abito io. E chiaro, nella suite, con tutti i decoder per vedere il calcio internazionale e il terrazzo con la vista su Calle Alfonso XIII.

In quella casa ci siamo anche molto divertiti. Era tipo il Grande fratello, sempre piena di gente. Una notte stavo litigando con quella lì sulle scale e il «Cammello» si alza, mezzo rimbambito, per andare a mangiare, ovviamente. Ma è mezzo addormentato. Sclero, gli tiro una pedata e lui va giù di due piani. Trauma cranico, minimo. Moriamo tutti dal ridere.

Ogni sera succedeva qualcosa, ogni volta c’era gente diversa. Se mettevo le telecamere ero ricco per i soldi che facevamo. Il Grande fratello della tv in confronto era noioso come la musica lirica.