Il pallone viaggiò rasoterra lungo la linea laterale. Baggio gli corse
incontro tagliando il campo in orizzontale. Costacurta lo tallonava come un
secondino. Arrivato all’incontro con il pallone Baggio aprì le gambe e fece
un tunnel a sé stesso e al difensore rossonero lanciato in scivolata. Baggio
cambiò poi improvvisamente direzione e iniziò a correre come un
forsennato verso la porta del Milan, mentre il pallone che lui non aveva
neppure ancora toccato rotolava più avanti.
Più che una corsa sembrò una fuga.
RobiBaggio in fuga dalle polemiche, le critiche, le incomprensioni con
tutti: tifosi, allenatori, dirigenti. RobiBaggio in fuga verso un’altra
dimensione, una specie di Paradiso calcistico insieme ai grandi assi della
storia. Andò a sedersi tra i vari Pelé, Di Stefano, Puskas, Maradona, Cruijff,
perché il destino aveva preparato un posto per lui in mezzo a loro.
A quel punto, mentre Franco Baresi lo inseguiva alla disperata, gli
bastarono due tocchi al pallone per arrivare in area di rigore.
Il portiere del Milan Sebastiano Rossi retrocesse sulla linea dell’area
piccola, ma quando capì che il capitano da un lato e Stefano Nava dall’altra
non avrebbero raggiunto in tempo l’avversario, uscì alla disperata con il suo
metro e 97 centimetri per 94 chili. Baggio fintò di tirare alla sua sinistra e
Rossi andò giù proprio da quella parte, mentre Roberto con il piede destro
sterzò il pallone verso sinistra. Guadagnò il dischetto del rigore e di sinistro
mise in rete.
Questo gol si scolpì per sempre sulle zolle dello stadio Giuseppe Meazza.
Ci sarebbe voluta una targa: QUI ROBIBAGGIO IL 17 APRILE 1993 FUGGÌ VERSO
UN’ALTRA DIMENSIONE.